Il progetto nasce nella Regina Viarum, una delle più antiche strade del mondo, la Via Appia. Nel lavoro verrà attuata una ricerca sulle attività, passate e contemporanee ed altamente performative che si svolgono e si sono svolte lungo la strada, in particolar modo in relazione ai rituali funerari e spirituali del passato che hanno da sempre caratterizzato l’utilizzo di Via Appia Antica. Il titolo del lavoro si riferisce alla figura di Giano Bifronte, il dio romano dei viaggi, della transizione e degli opposti, custode sia del regno dei viventi che quello dei morti, il quale sposta costantemente la sua vigile guardia da un mondo all’altro. La Via Appia è, di fatto, rinomata per essere particolarmente legata sia al reame in superficie, quello degli dei, che a quello sottoterra appartenente ai morti.
Il progetto trasforma metaforicamente questa strada in un teatro della memora, mutandola in una scenografia su cui i passanti, che divengono attori, saranno tutti sottoposti allo sguardo vigile di Giano Bifronte.
Il luogo più dinamico della Via Appia è un incrocio molto trafficato accanto alla chiesa Domine Quo Vadis, in cui quattro direzioni si intersecano, delle quali una è la via Appia Antica. Quest’ultima ad oggi è attraversata da turisti, passanti e una grande quantità di automobili. Il luogo si differenzia fortemente dalla parte successiva della strada, attraversata per lo più da persone in visita degli innumerevoli luoghi archeologici e religiosi come tombe e catacombe e i molteplici resti romani di cui la via Appia è ricca.
Mappando i movimenti odierni che accadono lungo la strada, riproponendo camminate antiche e reintroducendo una sorta di protezione divina su questo trafficato incrocio, viene presentata una visione alternativa delle attività contemporanee e della performativita di una strada con cosi alto valore simbolico. In questo modo diverse cornici temporali vengono a combinarsi creando una sorta di cortocircuito cronologico ed ontologico.
Il progetto trasforma metaforicamente questa strada in un teatro della memora, mutandola in una scenografia su cui i passanti, che divengono attori, saranno tutti sottoposti allo sguardo vigile di Giano Bifronte.
Il luogo più dinamico della Via Appia è un incrocio molto trafficato accanto alla chiesa Domine Quo Vadis, in cui quattro direzioni si intersecano, delle quali una è la via Appia Antica. Quest’ultima ad oggi è attraversata da turisti, passanti e una grande quantità di automobili. Il luogo si differenzia fortemente dalla parte successiva della strada, attraversata per lo più da persone in visita degli innumerevoli luoghi archeologici e religiosi come tombe e catacombe e i molteplici resti romani di cui la via Appia è ricca.
Mappando i movimenti odierni che accadono lungo la strada, riproponendo camminate antiche e reintroducendo una sorta di protezione divina su questo trafficato incrocio, viene presentata una visione alternativa delle attività contemporanee e della performativita di una strada con cosi alto valore simbolico. In questo modo diverse cornici temporali vengono a combinarsi creando una sorta di cortocircuito cronologico ed ontologico.